La Sala Ater in Piazza Pozza ( San Zeno) a Verona ospita sabato 8 marzo, alle ore 16, la presentazione dell’ultimo libro di Marcello Veneziani “ Senza eredi”. L’appuntamento, promosso dal Centro Culturale l’Officina, vedrà gli interventi, oltre che dello stesso autore, di Paolo Danieli, Massimo Mariotti e Giovanni Perez.

La nostra è la prima epoca senza eredi. Non riconosciamo eredità ricevute e non lasceremo eredità da trasmettere. Nessuno continuerà l’opera, nessuno salverà quel che poteva e doveva essere salvato. Non lasceremo tracce. Il tempo non è galantuomo ma smemorato: non renderà giustizia. Viviamo tra contemporanei senza antenati né posteri, uniti solo dal vago domicilio nella stessa epoca; non consorti, al più coinquilini occasionali. È l’epilogo coerente di una società senza padri divenuta società senza figli. E ciò vale a partire dagli autori e dalle loro opere. Per reagire a questa amnesia, cancellazione ed emorragia, e salvare il salvabile, Marcello Veneziani ha composto una raccolta di settanta miniature di saggi, succinte biografie, profili non convenzionali, in vari casi sconvenienti. Da Pascal a Vico, da Leopardi a Manzoni, da Baudelaire a Proust e a Kafka, da Vattimo a Ratzinger, fino ai pensatori e agli scrittori più vicini a noi e viventi. Prima di loro, a essere senza eredi sono i classici, i grandi del passato, cancellati o abbandonati, quando non maledetti. Siamo scesi dalle spalle dei giganti. Senza eredi non è possibile nemmeno un pensiero nuovo, rivolto al futuro e all’essenziale, in grado di superare la nostra società dell’oblio che tende a perdere il senso critico, la cultura e l’umanità.
“Non è l’avanzata dell’Intelligenza Artificiale a preoccupare, trattandosi di un’opportunità a cui possiamo attingere, oltre la lettura diretta e viva della loro eredità”, spiega Veneziani. “ Ma quando si ritira l’Intelligenza Umana, non sei in grado di bilanciare la crescita della tecnologia con un sapere critico, un’intelligenza che sappia filtrare, dare una visione, paragonare le esperienze e le idee, facendo tesoro del passato. Un segnale di questa consapevolezza è nella proposta di far tornare nelle scuole la storia, la geografia, i classici, la poesia a memoria, la Bibbia, il latino. Così le nuove generazioni potranno invertire questa tendenza a cancellare la cultura, e trovare il giusto equilibrio tra la pratica tecnologica e il sapere umanistico. Ma si tratta di un lavoro paziente, in profondità; perché spesso mancano alle nuove generazioni i codici, le basi, le conoscenze, i linguaggi per accedere a quei saperi. Perciò sostengo che senza un pensiero “neonato”, pur sempre figlio di una storia e di eredità stratificate, sono destinati a perdere coscienza della civiltà. E diventare ostaggi del potere, della seduzioni pubblicitarie, del consumo compulsivo. Siamo vicini a quel punto di non ritorno, dobbiamo svegliarci in tempo”.