Fino a martedì 2 giugno a Verona, per consumare alcolici, sarà necessario essere seduti ai tavolini di bar e ristoranti. Il sindaco Federico Sboarina, infatti, ha firmato stamattina l’ordinanza che vieta di bere bevande alcoliche nei luoghi pubblici o aperti al pubblico ad accezione del consumo “effettuato all’interno dei locali” oppure “nelle aree concesse e/o adibite a plateatico”. Il provvedimento è stato preso dopo che, ieri notte, nonostante gli appelli dei giorni scorsi centinaia di persone hanno stazionato sul toloneo di piazza Erbe senza rispetto delle distanze di sicurezza, in alcuni casi, senza indossare le mascherine e creando assembramenti fino a tarda notte. L’ordinanza prevede multe da 400 a 3 mila euro, come stabilito dal Decreto legge del 25 marzo, per chi non rispettasse i divieti. “Sono arrabbiato nero per tutti i video girati, ieri sera, in piazza Erbe e i moltissimi messaggi che ho ricevuto finora – ha detto il sindaco Federico Sboarina -. Poi la goccia che ha fatto traboccare il vaso sono state le foto di Amia dei servizi di stamattina all’alba, si vede la piazza più bella della nostra città lasciata come una vera latrina, con la strada disseminata di vetri rotti, plastica e rifiuti. Uno schifo assoluto, neanche una discarica viene trattata così. Inaccettabile”.
Dalle 22 di venerdì 22 maggio, centinaia di persone si sono radunate in piazza Erbe, senza rispettare il divieto di assembramenti, talvolta persino abbracciate tra loro con gli schiamazzi che si sono prolungati oltre le 2 di notte. Per tutta la sera, gli esercenti hanno mandato segnalazioni alle centrali delle Forze dell’Ordine così come altrettanto numerose le segnalazioni dei residenti, per il chiasso fino a notte inoltrata. Davanti alle Forze dell’Ordine, alcune persone presenti in piazza hanno avuto atteggiamenti aggressivi.
“La veronesità non è solo like o belle immagini della città postate e ripostate sui social – ha sottolineato il sindaco Sboarina –. Veronesità significa rispetto per Verona, per le sue piazze, per le regole del vivere civile e il rispetto di tutta la nostra comunità. Tutti ci ricordiamo gli assembramenti del 7 – 8 marzo, quando ancora non sapevamo con cosa avevamo a che fare, ma ce ne siamo accorti 15 giorni dopo con i contagi che sono esplosi, con i ricoveri e le terapie intensive piene. Adesso, però, sappiamo che cosa significa non rispettare le regole, sappiamo che ci sono stati centinaia di morti e che intere famiglie hanno perso il lavoro: mi chiedo che senso abbia tutto questo. Dov’è il rispetto delle persone malate, dei medici e degli infermieri che hanno lavorato senza sosta per salvare tutti gli altri, e dei molti che hanno perso il lavoro? Questa è follia. Sono comportamenti intollerabili e anche se la gente non ha a cuore la salute pubblica, dovrebbe almeno avere rispetto per la propria. Fino ad oggi ho fatto appelli alla responsabilità e al buon senso perché credevo, e credo ancora, nel prevalere della maggioranza rispettosa, che ha a cuore la propria comunità. Oggi invece è giunto il momento di mettere un punto fermo, la maleducazione di pochi ha fatto indignare i tanti, me per primo. D’ora in avanti chi trasgredisce paga. Si può uscire e stare insieme, ma bisogna farlo in modo responsabile perché il valore da tutelare adesso è la salute dell’intera comunità che ci permette di tornare tutti a lavorare in tranquillità. Qualcuno non l’ha capito o se ne frega, e allora servono le misure forti”.