Il Signor Giovanni Lupatoto viveva in un paese del nord Italia più vicino al Centro Nord che all’Est. Un paese un tempo contadino, poi industriale, ora … ora come dappertutto pieno di crisi non solo di lavoro studio morale civile una crisi come in tutta Italia. Di più un paese noto negli ultimi decenni per una malattia dei suoi politici, una malattia per cui esiste una sola medicina, costringerli all’esilio: la cementificazione condita con un particolare odio per gli alberi e i bambini che vogliono giocare liberamente su un prato. Il S. Giovanni Lupatoto fu però sorpreso una mattina in una strana via, via Cà dei Sordi, dove un tempo c’era una corte contadina e oggi un agglomerato di indistinte palazzine. Qui c’è ancora una scuola un tempo elementare e oggi primaria, invidiata in tutta la Provincia di Verona e anche da visitatori provenienti da città lontane e paesi diversi per due campi verdi, uno per giocare tutto e un campetto a sette per il calcio. Intorno alberi e un tempo lontano qualche decennio un campo di peschi dove sorge un imponente palazzetto dello sport poco usato e un enorme parcheggio. Ebbene pensate al dolore del S. Giovanni Lupatoto quando vide tagliare tutti gli alberi rimasti a riparare la scuola da una vicina strada e a far da ombroso riparo nei giorni più caldi, alberi fermi lì da mezzo secolo e più. Nessuna protesta! Nessuno protesta pensò S. Giovanni Lupatoto, guardò i bambini giocare stretti nel cemento tra il palazzetto e il parcheggio, ripensò a quella scuola così piena di verde, guardò i rami e i tronchi tagliati e si sentì perso. Pensò alla dignità tradita e dentro di lui esplose la delusione del vivere in un paese dove in nome di non si sa cosa si tolgono libertà ai bambini di giocare e agli alberi di vivere. Un fiume scorreva vicino a quel paese e il fiume fu sorpreso nel vedere il corpo del S. Giovanni Lupatoto galleggiare malamente tra i suoi flutti, era un uomo onesto, un cittadino e non un servo, pensò il fiume.
Ugo Brusaporco