Sabato 16 luglio a Cà Sorio Matàz Teatro presenta, in occasione del 30mo anniversario della strage di Via d’Amelio, “ Rita e il giudice. Storia di scelte, padri e mafia”.Rita cresce a Partanna, valle del Belice, Sicilia, provincia di Trapani che negli anni 80 del secolo scorso significa essenzialmente una cosa: terra di mafia. Un luogo in cui lo stato semplicemente non riusciva a entrare, in cui la legge era fatta da delinquenti. Fra cui il padre di Rita. Ribellarsi a una situazione simile richiede delle motivazioni non comuni: deve cambiarti il mondo in cui vivi o il modo di vedere quel mondo. E soprattutto devi incontrare lungo questo percorso delle persone che ti aiutino, ti proteggano e mostrino altri mondi possibili, in cui i tuoi ideali si possano realizzare. Un giudice le offre protezione e la ascolta. Un giudice siciliano nato a Palermo con una storia alle spalle che lo rende, assieme all’amico Giovanni Falcone, l’immagine della lotta alla mafia in tutto il mondo: Paolo Borsellino. L’umanità e l’onestà intellettuale di Borsellino sono l’ultimo tassello che le permette quel cambio di visione del mondo tale da arrivare ad affermare “dopo aver sconfitto la mafia che c’è dentro di te, puoi combattere la mafia, la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci”. Forse Rita è una piccola storia, ma con tutta evidenza, ci dimostra che la grande storia è formata dalle piccole storie come quelle di questa ragazza. La messa in scena si avvale di una scenografia simbolica: fili, biancheria e lenzuola stese tagliano il palco, creando un’atmosfera che evoca il quotidiano, il familiare, la vita vissuta con i piccoli gesti di ogni giorno. Alla fine resteranno in scena solo le lenzuola bianche che il personaggio di Rita Atria non raccoglie, ma lascia stese a “riflettere le stelle”, voluto richiamo alla protesta delle lenzuola bianche. Uno ad uno vengono appesi degli indumenti che simbolicamente rappresentano i diversi personaggi interpretati. In un gioco di tagli, luci e ombre l’attrice dà loro voce e corpo trasportando lo spettatore nel momento narrato. I personaggi appaiono così reali e umani, tolti dalla loro aurea di supereroi e resi concreti e a noi vicini.