Dopo le iniziative del 2022 di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dell’Amministrazione comunale di Zevio per tentare di evitare lo spreco di circa 126.000 metri quadrati di terreno agricolo in loc. Campagnola, con la soppressione di un tratto di un percorso ciclopedonale di interesse
storico e naturalistico, sacrificati dal Comune di Zevio per consentire la costruzione di un fabbricato ad uso logistica su richiesta di una società con sede a Milano, la Sezione veronese di Italia Nostra torna ad occuparsi della questione con un esposto alla Procura della Repubblica del Tribunale di
Verona e a quella della Corte dei Conti.
I fatti in breve.
Denunciando gravi pregiudizi ambientali per i propri cittadini residenti in prossimità del nuovo fabbricato, il Comune di San Giovanni Lupatoto ha impugnato al T.A.R. Veneto i provvedimenti con i quali il Comune di Zevio, sempre nel 2022, ha approvato (sulla base di un parere ambientale della Regione che, però, non aveva tenuto conto delle osservazioni critiche formulate da Arpav) una variante urbanistica per rendere edificabile una ampia area agricola ed ha rilasciato il relativo permesso di costruire ad una società milanese, alla quale l’area è stata venduta dall’impresa che
aveva chiesto la variante urbanistica.
Il ricorso del Comune di San Giovanni Lupatoto è stato accolto dal Tribunale Amministrativo, il quale, con la sentenza 22 maggio 2023 n. 680, ha annullato la variante urbanistica e il permesso di costruire del Comune di Zevio, così impedendo – ad oggi – la realizzazione del centro logistico, uno dei molti che già si trovano lungo la Transpolesana.
Le due società milanesi interessate alla costruzione del fabbricato e lo stesso Comune di Zevio hanno impugnato la sentenza al Consiglio di Stato, ma il giudizio di appello è ancora in corso e non sono certi i tempi della decisione definitiva.
Nel frattempo, le società si sono attivate anche nei confronti del Comune di San Giovanni Lupatoto, per convincerlo a superare le sue riserve sulla costruzione del centro logistico offrendo misure ritenute «compensative» dei problemi ambientali lamentati dagli abitanti di Raldon, a confine con
l’area in Comune di Zevio dove dovrebbe essere costruito l’immobile; in cambio il Comune di San Giovanni Lupatoto dovrebbe – per quanto se ne sa – ritirare il ricorso e rinunciare agli effetti dellasentenza.
Tali «misure compensative ambientali» sarebbero costituite principalmente dalla realizzazione di un impianto fotovoltaico da cedere al Comune di San Giovanni Lupatoto per ridurre le emissioni diCO2; ma lo studio tecnico incaricato dallo stesso Comune di valutare la congruità della proposta
compensativa avanzata dalle due società, ha precisato che “le emissioni di CO2 (per quanto importanti) sono un tassello delle molteplici ricadute critiche sul territorio determinate dal nuovo polo logistico e forse quelle che meno coinvolgono direttamente i cittadini del comune e delle sue
frazioni”; la precisazione può essere correlata a quella sottrazione di «funzioni ambientali ed ecosistemiche» inutilmente segnalate da Arpav quale effetto della variante urbanistica e che il T.A.R. Veneto ha ritenuto costituire uno dei motivi di illegittimità dei provvedimenti annullati,
provvedimenti che, tuttavia, il Comune di San Giovanni Lupatoto pare intendere voler far rivivere con la rinuncia al suo ricorso.
Infatti, con deliberazione in data 29 marzo 2024, n. 87, la Giunta comunale di San Giovanni Lupatoto ha deciso di stipulare una transazione con le due società e con il Comune di Zevio, il cui scopo appare evidente: consentire la ripresa dei lavori per la realizzazione di un intervento urbanistico-edilizio sulla base di provvedimenti che il Giudice amministrativo ha accertato essere affetti da gravi vizi istruttori e di motivazione, disponendone l’annullamento.
La Sezione veronese di Italia Nostra non ritiene affatto che tali misure compensative o la rinuncia agli effetti della sentenza di accoglimento del ricorso possano eliminare i gravi vizi della variante urbanistica approvata dal Comune di Zevio e le criticità ambientali rilevate da Arpav e accertate dal T.A.R. Veneto.
Pertanto, lo scorso 26 marzo ha segnalato la vicenda alla locale Procura della Repubblica e a quella della Corte dei Conti di Venezia, illustrando gli elementi che potrebbero rivelare profili di responsabilità (penale e per danno erariale) anzitutto in capo ai soggetti (amministratori e dirigenti
comunali) che hanno reso edificabile una vasta area agricola nonostante le precise direttive sulla riduzione del consumo del suolo e che producono e produrranno per le casse comunali e per l’ambiente un danno rilevante anche in termini economici.
L’Associazione ha, poi, informato le due Amministrazioni comunali di aver presentato l’esposto all’Autorità giudiziaria.
Italia Nostra Sezione di Verona
La Presidente
Marisa Velardita