Sapere come gestire un problema prima che questo si manifesti: ecco a cosa servono i Piani di Sicurezza dell’Acqua, lo strumento innovativo voluto dall’organizzazione mondiale della sanità per garantire una sempre maggiore qualità e sicurezza dell’acqua di rete. Acque Veronesi ne ha già completati quattro: dopo Lonigo, Verona e Pescantina è stata la volta di San Giovanni Lupatoto. Lo scorso 24 febbraio si è tenuta la presentazione ufficiale alla cittadinanza nell’ex Chiesa di Pozzo. Presente anche l’amministrazione lupatotina, in testa il sindaco Attilio Gastaldello, il vice Mattia Stoppato, gli assessori Marco Zocca, Maria Luisa Meroni e Debora Lerin.
A sintetizzare i tre principali aspetti dei Psa il presidente di Acque Veronesi Roberto Mantovanelli: “Innanzitutto si lavora in team. Dietro ogni piano di sicurezza dell’acqua c’è la competenza del lavoro di una squadra altamente qualificata. Il gestore è il cuore del piano, ma attorno ad esso operano l’Istituto Superiore di Sanità, l’Ulss, l’Arpav, il consiglio di Bacino. E ancora Comuni e Provincia. Una collaborazione fondamentale in quanto occasione unica per mettere a fattor comune una mole di dati e di preziose informazioni. Il secondo aspetto è quello dell’identificazione del rischio su tutta la filiera idropotabile: quindi non solo reti e impianti ma tutto l’ambiente circostante con protocolli innovativi e sempre più mirati. Infine l’aspetto preventivo, che è quello che deve rassicurare di più i cittadini: i piani di sicurezza servono per individuare e capire come gestire un problema prima che questo si manifesti”.
Voluti dall’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità) e introdotti dalle normative europee che li renderanno obbligatori entro il 2027 in tutti gli stati dell’Ue, i Piani di Sicurezza dell’Acqua non sono modelli statici ma dinamici. Ad ulteriore garanzia di sicurezza, i piani devono essere aggiornati nel tempo, con scadenza non superiore ai sei anni. Questo per tenere conto dello sviluppo degli impianti, dell’evoluzione dei territori, dei cambiamenti climatici ed ambientali.
IL PIANO DI SAN GIOVANNI LUPATOTO. L’attuale sistema acquedottistico di San Giovanni Lupatoto, cento chilometri di condotte tra comune capoluogo e frazioni, è alimentato da sei centrali di approvvigionamento con nove pozzi. Le principali sono Monte Carega e Bellette che coprono circa la metà del fabbisogno idrico. Gli abitanti serviti sono 22.500 su un totale di 25 mila residenti, con una copertura che sfiora il 90%. Il volume erogato alle utenze è di circa 2 milioni di metri cubi annui (dati 2020) con un dato medio di 230 litri giornalieri di consumo a persona. Le interconnessioni con i comuni vicini (la possibilità cioè di spostare l’acqua in caso di emergenza da un territorio all’altro) sono sette. Significativo il numero di controlli annui sulla qualità dell’acqua: 214 (con un 100% di conformità); che equivale a farsi gli esami in media ogni due giorni. “La sicurezza dell’acqua è un tema molto delicato e seguito dai lupatotini” ha detto il sindaco Attilio Gastaldello. “Far capire quali sono le azioni e gli investimenti di Acque Veronesi, la società partecipata dai comuni della provincia, è il modo migliore per educarci a salvaguardare un bene prezioso per la vita dell’uomo”.
UNA SPINTA PER GLI INVESTIMENTI. Proprio grazie al piano appena elaborato, Acque Veronesi ha predisposto interventi sulle tre centrali di via Monte Carega e Bellette per il potenziamento degli impianti di trattamento già presenti e su via Foscolo dove invece si sta realizzando la predisposizione, che permetterà, qualora ce ne fosse la necessità, di realizzare e mettere in funzione in tempi molto ristretti i filtri a carbone attivo. In sintesi l’acqua della falda rispetta già i limiti e non si sono registrati sforamenti da parametri, ma Acque Veronesi opera comunque per consegnare l’acqua con zero inquinanti. L’importo complessivo degli investimenti, già presenti nel piano delle opere 20/23, è di 800 mila euro.