Prima di scendere fra quella volgare accozzaglia,
vorrei gridare all’aria un addio. Ma a chi sarebbe rivolto?
Mi sento così sola…”
In questa accorata esclamazione della giovane Else stanno il senso e la grande forza del testo di Schnitzler, dramma della solitudine e dell’indecisione scritto nel 1924, ma di straordinaria attualità.
La giovane protagonista del testo di Schnitzler incarna tutte le incertezze di una società in crisi, quella mitteleuropea tra le due guerre mondiali, non distante dalla nostra, anch’essa viziata da un recente, fantasmagorico boom economico che ha consentito a tutti di rivedere al rialzo le proprie aspettative e che adesso chiede ai giovani un conto
salato, mentre sprofonda ogni anno di più, divorato dall’aquila della speculazione finanziaria e della crisi dei valori. Else dice ripetutamente nel testo di essere in alto, e letteralmente lo è (alloggia ai piani alti di in un albergo di montagna a oltre 1600 metri di altezza) ma si sente in alto anche rispetto agli altri, i suoi coetanei come gli adulti che la guardano dall’alto in basso e pretendono di giudicarne impulsi e comportamenti, ma non la capiscono e non la potranno capire mai più.
Else fluttua per aria, in alto, sospesa tra l’hotel e il cielo, seduta sul davanzale della finestra, sovrastata solo dall’ombra del monte Cimone, che la sovrasta col fascino sublime della sua Bellezza nei colori del tramonto.
Per l’interpretazione di Signorina Else l’attrice lupatotina Federica Sandrini ha vinto
il Premio Maschere del Teatro 2016 come migliore attrice emergente.