Lunedì 26 febbraio alle ore 18.30 in piazza Bra a Verona nei pressi del Monumento Ai Caduti per la Libertà, si terrà una breve commemorazione della figura di Alexei Navalny, leader del partito Russia per il Futuro e presidente di Coalizione Democratica, la cui lunga persecuzione da parte del regime di Putin – dal tentativo di avvelenamento del 2020 fino alla recente tragica e misteriosa morte all’interno del carcere siberiano in cui era detenuto per reati politici – non ha mai cessato di sbigottire il mondo democratico.
L’invito a partecipare è aperto a tutta la cittadinanza, numerose adesioni sono già arrivate da partiti politici di entrambi gli schieramenti, associazioni e sindacati. Interverrà, tra gli altri, il prof. Stefano Aloe, docente di slavistica dell’Università di Verona e membro dell’associazione Memorial Italia, gemellata all’associazione omonima russa che ricevette il premio Nobel per la pace nel 2022, impegnata da anni nella difesa dei diritti umani in Russia.
“Molte cose ci sono da dire e molte ne verranno dette sulla vicenda politica e personale di Navalny” commenta il vicesegretario Pd Verona Alessio Albertini. “Per molti anni ha rappresentato una fiammella di speranza nella Russia soffocata dal regime di Putin per quanto riguarda il riconoscimento dei diritti inviolabili di libertà, dei diritti civili e contro la corruzione nella pubblica amministrazione. Ma ciò che più conta – prosegue Albertini – è che non gli è mai stato consentito di misurarsi con il consenso popolare e sfidare il regime di Putin sul piano della corretta e leale competizione democratica. I processi e la detenzione che gli hanno impedito di prendere parte alle presidenziali del 2016 e poi di esprimere il proprio pensiero anche su quelle del 2024, sono stati giudicati conseguenze della sua attività politica da molti Paesi occidentali e organizzazioni internazionali umanitarie. Nell’ottobre 2021 il Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli gli aveva conferito il Premio Sacharov per i diritti umani, motivando con il fatto che ‘ha combattuto instancabilmente contro la corruzione del regime di Vladimir Putin. Questo gli è costato la libertà e quasi la vita’ disse Sassoli. Ecco – conclude Albertini – ora possiamo togliere il ‘quasi’ e commemorare degnamente la vittima di una delle forme di fascismo che ancora oggi nel mondo comprimono la libertà dei popoli, proprio nell’anno in cui per noi italiani cade anche il centenario dell’assassinio Matteotti (10 giugno 1924), la cui vicenda Navalny ricorda tragicamente”.