Affollata partecipazione, giovedì 25 gennaio, ospitata dalla Baita degli Alpini per discutere della richiesta, avanzata da AGSM-AIM alla Regione Veneto lo scorso 23 ottobre della Variante al trattamento meccanico Rsu e revamping dell’impianto di trattamento fanghi di depurazione a Cà del Bue. Un impianto che ospiterà tre linee gemelle di essiccamento fanghi e una linea di combustione, quest’ultima seguita da una sezione di depurazione dei fumi di combustione. Le tre linee di essiccamento sono state dimensionate, in fase di progettazione, per l’elaborazione di 100.000 tonnellate di fanghi 25% s.s. all’anno. AGSM AIM, a tale riguardo, rede noto che “’impianto per il quale abbiamo presentato la richiesta di autorizzazione a ottobre non è un inceneritore. Il processo di trattamento dei fanghi proposto da AGSM AIM prevede che al fango venga sottratta, tramite evaporazione, l’acqua che contiene per oltre il 75% del peso. Questo processo può avvenire utilizzando fonti di energia fossili o rinnovabili. Nel nostro caso, si è scelto di sfruttare l’energia contenuta nel fango stesso quale fonte di calore rinnovabile per tale evaporazione. AGSM AIM non intende riattivare l’impianto di incenerimento dei rifiuti urbani di Ca’ del Bue, da anni fuori servizio e in progressiva fase di demolizione, ma intende utilizzare il calore recuperato dai fanghi anziché quello prodotto da un combustibile fossile”. “ Una iniziativa scellerata”, l’ ha invece definita il sindaco di San Giovanni Lupatoto Attilio Gastadello aprendo la serata alla quale erano presenti , tra gli altri, anche quello di Zevio Paola Conti e l’assessore di San Martino Vittorio Castagna oltre al Presidente della V Circoscrizione Raimondo Dilara. Ricordiamo che a fine dicembre il consiglio comunale di San Giovanni Lupatoto, all’unanimità, aveva votato una delibera in cui ribadiva “la ferma contrarietà del Comune di San Giovanni Lupatoto verso ogni ipotesi di attivazione di nuove linee di incenerimento dell’inceneritore di Cà del Bue e di ulteriori interventi di revamping all’impianto, così come proposti, soprattutto in ragione delle criticità connesse al contesto ambientale di riferimento. Considerati altresì i rischi potenziali espressi da autorità sanitarie derivanti anche dall’incenerimento dei PFAS – sostanze ubiquitarie – presenti nei fanghi di depurazione, la cui propagazione in atmosfera potrebbe avere effetti devastanti e permanenti sulla salute dei cittadini lupatotini, nonché degli abitanti dei comuni confinanti”. Una battaglia “ contro la possibile attivazione di questo impianto in cui bisogna coinvolgere anche le importanti aziende alimentari del territorio e quelle agricole poiché il punto cruciale è che i Pfas non si riescono a distruggere con la combustione, quindi vanno in aria e possono essere inalati dalle persone”, ha sottolineato Paolo Pasqualini portavoce del Comitato contro Cà del Bue, mentre Il prof. Roberto Facci ha ripercorso le storiche battaglie contro l’inceneritore. Il fisico Pierluigi Mozzo ha spiegato che “ la soluzione più corretta dal punto di vista sia ambientale che economico è un misto di tecnologie con prevalenza del recupero dei fanghi di nutrienti che devono altrimenti essere sostituiti da sostanze chimiche la cui produzione richiede molta energia e produce elevate emissioni di gas serra”. Il dott. Andrea Bonetti, oncologo, ha spiegato che “ i Pfas rappresentano una classe di sostanze chimiche molto numerosa, con un impatto sulla salute umana molto pericoloso e documentato. La contaminazione dell’acqua da parte delle aziende chimiche ha rappresentato la principale fonte di contaminazione delle acque. Altre fonti di contaminazione possono essere rappresentate dagli impianti di trattamento delle acque di scarico e smaltimento dei fanghi come è previsto accada a Cà del Bue”. Il dott. Claudio Micheletto, eletto da pochi giorni presidente nazionale degli pneumologi italiani, si è soffermato sul livello di inquinamento dell’aria a Verona, con “ valori lontanissimi da quelli suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Dobbiamo preoccuparci di non aggiungerne ma nel tempo dovremo anche preoccuparci di abbassare questi valori perché quelli di questi giorni sono un problema di sanità pubblica con incremento delle patologie”. A questo proposito il pediatra Diego Todeschini ha aggiunto che “ negli ultimi 10/15 anni sono triplicate le patologie neurologiche legate alla cattiva condizione ambientale nell’età infantile”.