Il Bonus 200 euro raggiungerà il 92% dei pensionati veneti, pari a 1.175.470 persone: tanti, infatti, sono gli anziani in regione con un reddito lordo annuale sotto i 35mila euro. Insieme al Bonus sociale, destinato a contrastare il caro bollette, è la misura più importante contenuta nel Decreto aiuti. Una misura che non risolve i problemi, ma che è salutata con favore dalla Fnp Veneto, la sigla dei pensionati Cisl. «Il fatto che il Bonus 200 euro arriverà alla stragrande maggioranza dei pensionati veneti è un bene, ma è anche un ulteriore promemoria di quanto le pensioni in questo Paese siano mediamente basse», considera Tina Cupani, segretaria generale Fnp Veneto. «Noi sosteniamo qualsiasi misura che porti sollievo alle famiglie: il dialogo con il Governo non si deve fermare, per arrivare a tutte quelle riforme necessarie a dotare il Paese di un sistema previdenziale e di uno fiscale veramente equi e sostenibili».
Avendo come riferimento l’ultimo casellario Inps (dati dei beneficiari di pensione relativi al 2020), si calcola che dei 1.277.160 pensionati veneti, 1.175.740 avranno diritto al Bonus 200 euro, pari al 92%. Percentuale che aumenta al 93% nelle province di Belluno e Vicenza, e al 94% a Rovigo, dove le pensioni sono mediamente più basse rispetto al resto della regione. La platea maggiore, ovviamente, è quella delle donne: in Veneto riceveranno il bonus il 96% delle pensionate, rispetto all’88% degli uomini.
Le percentuali diventano ancora più significative se guardiamo le pensioni basse, considerando gli scaglioni fino a 1.000 euro mensili (corrisponde al limite per ricevere la quattordicesima), fino ai 1.500 euro (corrisponde a una pensione netta di circa 1.000 al mese), e fino ai 2.000 euro (corrisponde al limite per la perequazione al 100% del tasso di inflazione all’1,7% stabilito per il 2022). Emerge che fra i beneficiari del Bonus 200 euro, un pensionato su tre ha una pensione da mille euro lordi al mese; il 57% ha una pensione fino a 1.500 euro lordi al mese, e il 79% fino a 2.000.
Il caro energia, che comporta un aumento delle bollette e dei prezzi dei beni al consumo, pesa sulle pensioni venete, che si vedono già erodere l’aumento garantito dal ritorno alla legge Prodi per la perequazione (una media di 300 euro all’anno), e che solo l’anno prossimo vedranno i benefici della riforma fiscale stabilita a fine 2021 (in Veneto 176 milioni di euro in più di tasse non versate). «È evidente che questi 200 euro, erogati una tantum, non sono sufficienti: andranno solo a mitigare le perdite già in atto», conclude Cupani, «ma noi preferiamo guardare il bicchiere mezzo pieno, e considerare questa misura un ulteriore passo per contrastare le conseguenze della pandemia da Covid-19 e della guerra in Ucraina, che hanno peggiorato una situazione già difficile».