Terzo titolo più rappresentato in Anfiteatro, Nabucco in origine sancì anche il primo vero successo nella parabola artistica di Giuseppe Verdi. Punto di forza dell’opera, garante del suo successo areniano oltre che concorrente al ruolo mitico di “colonna sonora del Risorgimento italiano”, è l’inedito spessore dato al coro, protagonista della vicenda che il librettista Solera trasse dagli episodi biblici. A ciò si aggiunge la scrittura vocale non facile dei personaggi principali, spesso chiamati a memorabili prodezze, dal cantabile alle agilità. Nel programma del Festival più ricco di sempre, in un’ideale antologia degli spettacoli più amati degli ultimi trent’anni, Fondazione Arena presenta il classico allestimento che Gianfranco de Bosio ideò nel 1991 e che da subito ebbe grande fortuna e molte riprese. L’approccio al teatro musicale dello scomparso maestro de Bosio, di cui l’anno prossimo ricorrerà il centenario, è quello tradizionale ma sempre documentatissimo ovunque siano disponibili fonti storiche, come testimonia la sua ormai classica lettura di Aida (che applicò per le ricostruite scene del 1913 le disposizioni sceniche dello stesso Verdi). In questo solco si muove Nabucco, in cui solisti e masse sono movimentati con rigore e parsimonia tra le scene spettacolari di Rinaldo Olivieri, dal Tempio di Gerusalemme alla celebre Torre di Babele, utilizzando l’ampio spazio e le gradinate del palcoscenico areniano.
L’allestimento torna in Arena dopo l’ultima ripresa del 2015 curata dal regista e offre terreno ideale per gli interpreti, tutti di massimo rilievo internazionale, per le quattro recite: protagonista eponimo per le prime due è Amartuvshin Enkhbat, cui succederanno Roman Burdenko (3/8) e Luca Salsi (17/8). Maria José Siri dà voce e corpo al ruolo-monstre di Abigaille, che per una data sarà interpretata da Anna Pirozzi (28/7). Anche il personaggio di Zaccaria richiede un basso di primo piano, quale è Alexander Vinogradov (15 e 28/7) e Rafał Siwek (3 e 17/8). Molto impegnativi sono anche i ruoli di Ismaele, affidato a Matteo Mezzaro (al debutto nel ruolo) e di Fenena, con cui Josè Maria Lo Monaco esordisce in Arena, seguita da Vasilisa Berzhanskaya. Nei ruoli di fianco si segnalano apprezzati interpreti come Riccardo Rados (Abdallo per le prime due recite, dopo le quali avverrà il passaggio ad Ismaele) Carlo Bosi, quindi Gianfranco Montresor come Gran Sacerdote di Belo e i soprani Elisabetta Zizzo ed Elena Borin ad alternarsi come Anna. Anche alla guida dell’Orchestra di Fondazione Arena e del Coro preparato da Roberto Gabbiani, vi sarà un avvicendamento: dopo la prima affidata a Daniel Oren, di assoluto riferimento nel titolo, le tre recite successive saranno dirette da Alvise Casellati, già applaudito sul podio anche nell’ultimo Nabucco risorgimentale secondo Bernard. Dopo la prima di sabato 15 luglio, repliche il 28 luglio, 3 e 17 agosto.
«Questo spettacolo rappresenta una parte importante della storia esecutiva dell’opera in Arena – dichiara Cecilia Gasdia, Sovrintendente della Fondazione – e vuole essere un affettuoso omaggio anche a Gianfranco de Bosio, maestro fondamentale per il teatro italiano in generale e per l’Arena in particolare, nonché illuminato sovrintendente per ben due volte. La sensibilità del pubblico negli ultimi trent’anni si è certamente diversificata ma non si può negare che l’immediatezza narrativa di questo Nabucco continui ad affascinare ancora oggi: i biglietti per la prima sono ormai esauriti e la richiesta per ogni replica è sempre alta».
«Il capitolo di Nabucco non poteva mancare nell’antologia ideale che è il cartellone del 100° Festival – continua Stefano Trespidi, Vicedirettore artistico – e offre una volta di più i migliori artisti di oggi: da giovedì a domenica avremo in successione quattro spettacoli bellissimi e diversissimi, con i raffinati belcantisti di Barbiere, La Traviata con Lisette Oropesa e Vittorio Grigolo, questo Nabucco, Aida con Anna Netrebko: appassionati e curiosi non possono non venire in Arena».
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