Sono stati presentati oggi, nel consueto punto stampa in streaming, i dati dell’indagine epidemiologica condotta su un campione di cittadini veronesi. L’analisi, attraverso i tamponi e la ricerca degli anticorpi anti SARS CoV2, ha fotografato statisticamente la distribuzione del virus nella nostra città e il numero di positivi asintomatici residenti. Lo studio, il primo in Italia effettuato in un capoluogo di provincia, è frutto della collaborazione tra il Comune e l’Ospedale Sacro Cuore di Negrar; nel Comitato scientifico anche l’Università di Verona e l’Azienda ospedaliera con la partecipazione dell’Ulss 9 Scaligera. Sono i dati statistici su cui il sindaco ha richiamato l’attenzione: 10.575 cittadini veronesi che nelle settimane di contagio hanno contratto il virus ma erano asintomatici (quindi con un ruolo fondamentale nella diffusione), 1.645 i cittadini che adesso sono positivi asintomatici (quindi in grado di infettare), 95% della popolazione che non ha contratto il virus. A presentare i risultati della ricerca il sindaco Federico Sboarina, il dottor Carlo Pomari responsabile del Servizio di Pneumologia dell’Ospedale Sacro Cuore di Negrar, Massimo Guerriero, biostatistico e ideatore dello studio, il professor Albino Poli ordinario di Igiene dell’università di Verona e il dottor Claudio Micheletto direttore dell’Uoc di Pneumologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata.
“I risultati dell’indagine statistica – dice il sindaco di
Verona Sboarina – mettono in evidenza tre valori in particolare
da riassumere in altrettanti numeri. Il primo riguarda la
percentuale di cittadini che non è entrata in contatto con il
virus. Si tratta del 95% della popolazione della città che,
grazie ai provvedimenti restrittivi attuati nei mesi scorsi, è
stata preservata dalla malattia. Questo dato indica la bontà
delle scelte fatte e l’importanza dei costanti richiami allo
‘stare a casa’. Se è stato ottenuto un risultato così positivo
lo si deve alle ordinanze della Regione, ai provvedimenti del
Comune, talvolta più restrittivi e capaci di anticipare la
normativa nazionale, e all’impegno dei cittadini che hanno
saputo adeguarsi alle norme e le hanno rispettate. Un plauso va
a tutti e, in particolare, ai veronesi. Tra loro, i giovani
hanno dimostrato di essere particolarmente attenti al rispetto
delle regole: si sono ammalati in percentuali molto basse
proprio perché hanno saputo rimanere a casa, quindi, vanno
ringraziati per il loro impegno.
Il secondo numero da sottolineare sono le 10.575 persone
positive asintomatiche, ora negativizzate. Senza rendersene
conto, questi soggetti avrebbero potuto veicolare il virus, ma
grazie all’introduzione delle norme anticontagio, non sono
entrati in contatto con altri individui e non li hanno
contagiati. Il che dimostra, ancora una volta, la necessità e
l’efficacia di introdurre i provvedimenti restrittivi alla
libera circolazione delle persone. Stare a casa era la nostra
arma contro il virus e l’abbiamo usata bene.
Il terzo numero è rappresentato dai 1645 veronesi ancora oggi
positivi e in grado di infettare. Questo dato dimostra come il
virus è ancora tra noi, pur in una percentuale molto ridotta,
pari allo 0,7%, della popolazione. Quindi, sappiamo di poter
ripartire, ma dobbiamo farlo in sicurezza. C’è la necessità di
continuare a preservare la salute della nostra comunità e lo
possiamo fare solo rispettando la distanza di sicurezza di un
metro e l’utilizzo corretto di guanti e mascherine. I
dispositivi non vanno indossati solo per obbligo di legge, ma
perché sono parte del nostro modo di essere. La nostra libertà
delle prossime settimane dipenderà proprio dai nostri corretti
atteggiamenti. Una possibile recrudescenza del virus in autunno
dipende anche dai comportamenti che assumeremo d’ora in avanti”.