Per l’impianto di Cà del Bue è arrivato il momento del De profundis ? Sembrerebbe proprio di sì. Nei giorni scorsi del tanto contestato termovalorizzatore, o inceneritore che dir si voglia, se n’è parlato in Parlamento grazie ad un ordine del giorno presentato dal Senatore leghista Paolo Tosato e da altri parlamentari i quali hanno chiesto al Governo “di rivedere le previsioni del Piano nazionale degli inceneritori dichiarati strategici di preminente interesse nazionale, escludendo da tale Piano degli impianti dichiarati strategici la riattivazione dell’impianto di incenerimento di Ca’ del Bue nel territorio della regione Veneto, allo scopo di non interferire con la programmazione del ciclo di gestione e smaltimento dei rifiuti di tale Regione. La Regione Veneto, come anche le altre regioni, ha già stabilito le modalità di gestione e smaltimento dei propri rifiuti e il decreto del Governo si intromette pesantemente in tali questioni programmatiche che fino ad oggi erano di esclusiva competenza regionale”. Sulla questione da registrare l’intervento della senatrice del partito Democratico Laura Puppato, già consigliere della Regione Veneto: “ Il testo della legge di stabilità che il Senato ha appena cominciato ad esaminare conferma che l’inceneritore di Ca’ del Bue non si farà. Non sussiste, infatti, alcun interesse dal parte del governo Renzi a considerarlo tra gli impianti strategici. Questa è la risposta che abbiamo ottenuto in Commissione Ambiente dalla sottosegretaria Barbara Degani, appunto in sede di esame della manovra per il prossimo anno. E questo è un risultato al quale abbiamo lavorato. Quello dell’inceneritore di Ca’ del Bue è un esperimento fallito di impianto a letto fluido, già costato decine e decine di milioni di euro, che purtroppo sembrava rientrare nell’elenco delle opere previsto dall’articolo 35 dello Sblocca Italia, pur non avendo mai davvero funzionato. Per fortuna oggi abbiamo appreso che questa brutta storia è finita. Chiedendo il ritiro di un ordine del giorno ad hoc del senatore Arrigoni, il governo ha infatti chiarito che il sito non rientra tra le opere strategiche, anche perché con gli altissimi livelli di raccolta differenziata raggiunti in Veneto, prima regione d’Italia in classifica, non è conveniente dal punto di vista economico continuare ad investire su un inceneritore, che per di più utilizza una tecnologia sorpassata. Inoltre, le 250 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati che il Veneto esporta possono continuare ad essere collocati in Lombardia, che ha un surplus di impianti. Oggi si chiude dunque la brutta pagina della vicenda dell’inceneritore di Ca’ del Bue, costato un’enormità di fondi pubblici per imperizia e speculazioni varie tutte venete.