Da Porto Marghera, dove Eni porta avanti il progetto di uno dei tre impianti di incenerimento di fanghi da depurazione ipotizzati nella nostra regione, dopo quello di Loreo, Rovigo, e di Cà del Bue, Verona, arriva un chiaro segnale delle controindicazioni, spesso insuperabili, a cui vanno incontro questo tipo di progetti.
La relazione dell’Istituto Superiore della Sanità sui dati presentati da Eni, da molti accolta come una definitiva bocciatura del progetto, evidenzia infatti numerose criticità. Sebbene dotati delle migliori tecnologie per il contenimento degli impatti, tali impianti vanno calati nel concreto contesto socio-ambientale, spesso già oltre i valori di guardia previsti dalle normative sugli inquinanti, in particolare per la qualità dell’aria. Bisogna inoltre tener conto che tali normative sono destinate a diventare via via sempre più stringenti. Non hanno convinto le argomentazione degli esperti Eni sulla assenza di rischi legati alla presenza di Pfas nei fanghi, tanto da spingere l’Istituto Superiore di Sanità a suggerire alla Regione Veneto di “non aggravare la zona con ulteriori insediamenti produttivi con emissione di inquinanti nell’ambiente”.
Con una capacità progettuale di 190 mila tonnellate annue, l’impianto Eni di Porto Marghera è il più grande tra quelli programmati nella nostra regione. Gli altri due sono a Loreo, Rovigo, da 156 mila tonnellate annue, su iniziativa della Green Sludge Solution, e a Cà del Bue, Verona, da 100 mila tonnellate annue, proponente Agsm-Aim.
Bene quindi ha fatto il presidente Agsm-Aim Federico Testa a tenere legato, fin dall’inizio, il procedimento per il revamping di Cà del Bue all’acquisizione di precise garanzie di tutela sanitaria. Come Pd avevamo proposto che le competenze per tali valutazioni sanitarie venissero attinte dalle istituzioni pubbliche del territorio, terze e imparziali, che si occupano di salute e ambiente, precisando che il principio di precauzione debba prevalere su ogni altra considerazione di carattere economico od organizzativo.
Abbiamo apprezzato e condiviso la posizione di grande equilibrio assunta dal Comune di Verona con le prime osservazioni alla proposta di Agsm-Aim. Con la stessa fiducia e spirito di condivisione crediamo che ora si debbano affrontare anche gli inevitabili riflessi che il giudizio negativo dell’Istituto Superiore di Sanità manda sull’ipotesi progettuale veronese. Tenuto conto del principio di cautela e dell’assenza di certezze scientifiche in materia di assenza di rischi di inquinamento dai Pfas trattati nell’inceneritore, il Pd ritiene infatti che tale parte progettuale debba essere accantonata.
Franco Bonfante, Segretario provinciale Pd Verona
Stefano Vallani, Presidente del Consiglio comunale di Verona
Fabio Segattini, Capogruppo Pd in Consiglio comunale di Verona
Carla Agnoli, Consigliera comunale di Verona
Marco Taietta, Consigliere della Provincia di Verona
Marina Vanzetta, Consigliera comunale di San Giovanni Lupatoto
Enrico Righetto, Consigliere comunale di Zevio e Segretario del Circolo Pd di San Giovanni Lupatoto e Zevio
Diego Briani, Segretario del Circolo Pd di San Martino Buon Albergo
Simone Madinelli, Consigliere comunale di San Martino Buon Albergo